Comune di Rieti vuole vendere le farmacie comunali: ecco cosa significa per i cittadini.
Le farmacie comunali? Siccome perdono, e hanno sempre perduto, le vendiamo. Candida ammissione che in campagna elettorale il centro destra ha preso in giro i suoi elettori. Non erano infatti loro i bravi amministratori che chiedevano di tornare in sella per far vedere come si governa e si amministra? Se è vero che le farmacie comunali a Rieti sono riuscite ad andare in perdita con tutte le amministrazioni, inclusa la precedente, si consumerà una vera follia. Per gli esperti amministratori che hanno poi vinto le elezioni, non doveva essere un gioco da ragazzi farle tornare in utile queste farmacie? Appare evidente che o non sono capaci nemmeno loro, o non ci hanno nemmeno voluto provare.
I cittadini non sanno la differenza tra farmacie comunali e private, perché purtroppo finora non c’è mai stata. Anzi, se c’è una differenza percettibile, questa è senza dubbio a favore di quelle private. E allora, propone il sindaco, tanto vale venderle. I cittadini devono però sapere che cosa si sta proponendo di vendere.
Le farmacie comunali dovrebbero essere un riferimento per la sanità territoriale, che oggi, dopo la lezione del Covid19, tutti sbandierano come qualcosa da potenziare e su cui investire.
Pare che le si voglia vendere per liquidare Rinaldi (socio privato di ASM, che controlla le farmacie pubbliche). Rinaldi, che non è un fesso, usando le stesse argomentazioni del Sindaco e dei suoi fedeli, se le prenderà a super sconto (magari pure in natura e non in moneta), perché accetterà di valutarle come le vuole valutare il socio di maggioranza della società venditrice: non per quello che potrebbero valere con una oculata gestione mai provata, ma per quello che valgono dopo anni di pessima gestione sempre voluta. Un affare per Rinaldi, una disgrazia (l’ennesima) per i cittadini di Rieti.
Le farmacie comunali dovrebbero svolgere un ruolo strategico, molto importante per la sanità sul territorio.
Dovrebbero garantire prezzi calmierati, gestire la “distribuzione per conto” (DPC) della ASL di farmaci e presidi, offrire servizi CUP (prenotazione esami e visite mediche), di diagnostica cosiddetta point-of-care, e mille altre cose utili soprattutto a fasce bisognose e fragili della popolazione: anziani, giovani mamme, malati cronici, etc.
Soprattutto servono alla ASL (e alla Regione) per avere potere negoziale quando si deve trattare con le farmacie private (notoriamente restie ad esempio a dispensare farmaci per patologie croniche su cui un tempo facevano margini enormi, che oggi con la DPC sono ormai solo bei ricordi).
È una mossa politicamente stupida (perché va contro gli interessi della collettività) vendere le farmacie pubbliche, lo è ancora di più svenderle. Ed è veramente folle farlo in piena pandemia, perché durante una pandemia è l’intera popolazione che è fragile.
La dirigenza della ASL dovrebbe fare le barricate e spiegare queste cose ai suoi assistiti contribuenti. E invece tace, vittima forse della sua incompetenza, ma forse anche dei salamelecchi ricevuti dal Sindaco in piena crisi Covid19.
Fabio Andreola
NOME Officina Politica